La nostra società sta cambiando e le sue mutazioni si riflettono sulla Grande Distribuzione, che deve necessariamente prendere atto di nuove abitudini di consumo. Due sono, in particolare, i trend che caratterizzano gli ultimi anni: la crescita delle monoporzioni e una nuova sensibilità ambientale. Due scelte che comportano implicazioni importanti nella scelta del packaging.Vediamoli più da vicino.

La carica dei packaging monodose

La richiesta crescente di porzioni singole rispecchia una realtà dove le famiglie numerose lasciano posto ai single (non a caso l’offerta è maggiore nelle aree urbane).

Ma risponde anche alle esigenze di chi mangia spesso fuori casa per lavoro, soprattutto a pranzo, e ha quindi bisogno di un packaging alimentare con determinate caratteristiche tecniche: refrigerabile, inseribile nel microonde, leggero, ma sufficientemente robusto da reggere un viaggio in treno o in metro.

Monodose però significa anche più packaging da smaltire e conseguentemente un maggior spreco. Anche in termini economici. Non dimentichiamoci infatti che il packaging si paga e spesso incide in modo importante sul prezzo finale del prodotto.

Anche dal punto di vista del confezionamento i costi salgono, perché tante confezioni piccole implicano un maggior impegno di preparazione, soprattutto nel caso di cibi freschi (pensiamo alle insalate). Un mix in cui il consumatore si ritrova a pesare da un lato il costo del pranzo e dall’altro la praticità e la qualità effettiva del suo acquisto.

Non è difficile, pertanto, comprendere che i consumatori esigano un valore aggiunto. Che può arrivare presentando un packaging in grado di rispondere non solo alle aspettative descritte, ma anche ad altre, che incidono sulle scelte di consumo in modo molto più deciso. Una di queste è l’attenzione alla sostenibilità.

Packaging sostenibile monodose: una “chimera” possibile

Il mondo del packaging è sempre più indirizzato verso la sostenibilità ambientale a seguito di una sempre maggiore richiesta da parte dei consumatori di un packaging più consapevole, sicuro non solo per gli alimenti ma anche per l’ambiente.

Questo comporta un grande investimento in termini di innovazione per la ricerca di nuovi materiali green adatti al contatto con gli alimenti. Tuttavia, dal momento che si tratta di acquisti ricorrenti, il nuovo packaging non può incidere esageratamente sul prezzo finale. Una bella sfida per le aziende alimentari.

In alcuni casi si arriva addirittura a proporre un packaging che, una volta terminato il pasto, può essere lavato e conservato, per essere riutilizzato all’occasione successiva.

È il caso di molti piatti pronti, come zuppe o ripieni, i cui contenitori, una volta lavati, possono diventare pratici contenitori per il frigo o essere utilizzati per scaldare cibi al microonde. Questa, senza dubbio, è la migliore strategia.

Tuttavia, non è applicabile a ogni tipo di packaging, in particolare alle confezioni accessorie che accompagnano il packaging primario (bustine di zucchero, involucri delle posate, salse etc…). In questo caso è difficile pensare ad involucri riutilizzabili e diventa ancora più importante utilizzare materiali sostenibili.

Forte interesse suscitano i nuovi biomateriali, ma il loro impiego spesso richiede una revisione profonda delle strategie produttive e di distribuzione. Un passaggio per nulla scontato.

Inoltre, la tentazione del “greenwashing” è sempre in agguato: su molti prodotti contenuti in bottiglie di plastica sono apparse fascette che dichiarano “plastica riciclata all’80%”; “PET riciclabile” eccetera. La bottiglia è sostanzialmente la stessa dell’anno scorso: solo che ora si avverte la necessità di trovare una giustificazione alla scelta della plastica. Ma è davvero sufficiente? Per l’ambiente certamente no. E noi riteniamo non lo sia nemmeno per i consumatori.

Tubetti in alluminio per alimenti monodose

Non ci stancheremo mai di ripetere le virtù dall’alluminio, materiale riciclabile al 100% senza perdere le qualità originarie e il cui processo di riciclo impiega fino al 95% di energia in meno rispetto alla produzione da materia prima nuova. Questo rende i tubetti deformabili in alluminio un perfetto packaging ecosostenibile: la loro scelta è pertanto già sufficiente ad accreditare un’azienda come “green” agli occhi dei suoi interlocutori.

Inoltre, i tubetti in alluminio sono perfetti per la conservazione alimentare: salse, marmellate, concentrati, creme possono essere erogati direttamente dove servono e possono essere comodamente richiuse se non utilizzate completamente. Senza sprechi.

Questo li rende i “compagni” perfetti di molte confezioni monodose: immaginate, ad esempio, un’insalata con il suo “dressing”, o un panino con la salsa a parte, da aggiungere fresca e nella quantità desiderata!

Penserete che esistono già le bustine o i vasetti in plastica monoporzione. Entrambi però sono pensati per un consumo immediato, poiché una volta aperti non possono più essere richiusi. Eventuali avanzi vengono quindi buttati via! Inoltre, sono difficili da gestire: il contenuto schizza da tutte le parti, specie con le bustine. Non proprio l’ideale, soprattutto al lavoro…

Il tubetto deformabile in alluminio, invece, per sua natura è protettivo nei confronti del contenuto, poiché l’atto della spremitura verso l’esterno preserva il contenuto dal contatto con aria e altri agenti inquinanti ed evita l’inoculo nel contenitore di possibili contaminazioni. Infine, è perfettamente richiudibile. Essendo deformabile è completamente spremibile, arrotolandolo su sé stesso, fatto che evita qualsiasi spreco di prodotto.

In aggiunta alle qualità del tubetto in alluminio Favia ha nel corso del 2019 presentato una novità in termini di packaging completamente ecosostenibile: ToBeNaturAL. Un tubetto deformabile in alluminio con tappo di chiusura in materiale bioplastico compostabile. Un vero packaging green al 100%! Volete saperne di più o volete toccare con mano la nostra offerta di tubetti deformabili in alluminio? Contattateci saremo lieti di mostrarvi le nostre proposte e di inviarvi un campione dei nostri tubetti.

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